Natura morta, 1966

[…] il pittore inventa una nuova sua «natura morta», dove lo spazio è geometria piana che implica un frastaglio (che sarebbe l’oggetto surrealizzato e come scarnito): ed è partitura geometrica di tonalità chiare e scure. Qua e là, anche oggi, l’artista attinge nel suo vertice: per la felicità del ritmo (talvolta nell’ovale) e per la finezza, sobrietà e sostenutezza degli accordi cromatici.
Virgilio Guzzi
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